Una figura flessibile, aggiornata e competente. Il Temporary export manager (Tem) si sta sempre più affermando nelle aziende, grazie al suo ruolo strategico: contribuire alla ripartenza delle PMI. Il Tem è un professionista “a chiamata”, che entra a tempo determinato in un’impresa e la prende per mano, accompagnandola in un percorso di internazionalizzazione, concordato con la direzione aziendale.
Con Damiano Santini, cofondatore di TEM Italia, piattaforma che dal 2017 riunisce oltre 500 Temporary export manager e che conta su una squadra di una decina di persone, abbiamo parlato di come è cresciuta la figura del Tem e del contributo che può dare alle imprese.
In che modo un Tem può aiutare una PMI?
“Il Tem porta come valore aggiunto la sua competenza. Abbiamo riscontrato che la lacuna di alcune PMI non è il prodotto, ma proprio la mancanza di competenza manageriale. Le richieste di intervento in questi mesi stanno aumentando, il Temporary export manager è un consulente che in modo veloce e professionale aiuta un’azienda non solo a esportare quello che produce, ma anche a creare, gestire e sviluppare la rete export”.
Quali sono i vantaggi per l’azienda?
“Quella del Temporary export manager è una consulenza – per così dire – pronta all’uso. Il Tem è un professionista indipendente e di esperienza. Per l’azienda si tratta di affrontare costi più gestibili rispetto a un’assunzione e a tutto quello che comporta. Il Temporary export manager, infatti, ha un contratto che dura di solito tra i 6 e i 18 mesi, secondo il progetto”.
Di quali costi parliamo?
“In media, la spesa da affrontare è di circa 20-30 mila euro all’anno, per una consulenza di una, due giornate alla settimana. Ovviamente, poi dipende tutto dalle singole esigenze”.
Esistono comunque numerosi bandi per incentivare le aziende a lavorare con un Tem.
“Sì, la figura del Temporary Export Manager è sostenuta da bandi e voucher nazionali e regionali che coprono la spesa per la consulenza, a volte in maniera totale, quindi a costo zero per l’imprenditore. Le PMI stanno valutando nuovi metodi per uscire dalla crisi: nel 2020 siamo stati contattati da oltre 200 aziende interessate a introdurre la figura del Temporary Export Manager”.
Qual è il ruolo del Temporay export manager nella ripartenza?
“Direi che la parola chiave è flessibilità. Molte aziende in crisi hanno tagliato ruoli dirigenziali. Il Tem è uno strumento strategico per aiutare le aziende a ripartire e a riprendersi la scena sul mercato internazionale a costi contenuti”.
Il Temporary export manager può collaborare supportando altre figure aziendali?
“Certamente, il contributo è maggiore nelle piccole aziende, visto che il Tem ha un ruolo trasversale. I termini per sintetizzare il suo intervento sono: comunicazione, organizzazione e metodo”.
Si sente spesso parlare di Digital Tem: è una figura nuova?
“Più che di una figura nuova si tratta di un’evoluzione di questa professione: la tecnologia, infatti, aiuta il Tem che si serve del digitale per il suo lavoro. Come ripeto spesso, non serve un digital expert ma un digital export”.